Commento al Vangelo di domenica 5 novembre

Commento al Vangelo di domenica 5 novembre, XXXI Domenica del Tempo Ordinario, con il commento audio di Don Fabio Rosini:

Libro di Malachia 1,14b.2,1-2b.8-10. 

Maledetto il fraudolento che ha nel gregge un maschio, ne fa voto e poi mi sacrifica una bestia difettosa. Poiché io sono un re grande, dice il Signore degli eserciti, e il mio nome è terribile fra le nazioni. 
Ora a voi questo monito, o sacerdoti. 
Se non mi ascolterete e non vi prenderete a cuore di dar gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su di voi la maledizione e cambierò in maledizione le vostre benedizioni. Anzi le ho già maledette, perché nessuno tra di voi se la prende a cuore. 
Voi invece vi siete allontanati dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento; avete rotto l’alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti. 
Perciò anch’io vi ho reso spregevoli e abbietti davanti a tutto il popolo, perché non avete osservato le mie disposizioni e avete usato parzialità riguardo alla legge. 
Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro profanando l’alleanza dei nostri padri? 

Salmi 131(130),1.2.3. 

Signore, non si inorgoglisce il mio cuore 
e non si leva con superbia il mio sguardo; 
non vado in cerca di cose grandi, 
superiori alle mie forze. 

Io sono tranquillo e sereno 
come bimbo svezzato in braccio a sua madre, 
come un bimbo svezzato è l’anima mia. 

Speri Israele nel Signore, 
ora e sempre. 

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 2,7b-9.13. 

Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature. 
Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari. 
Voi ricordate infatti, fratelli, la nostra fatica e il nostro travaglio: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio. 
Proprio per questo anche noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete. 

 

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 23,1-12. 

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: 
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 
Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. 
Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. 

Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini:

allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe 
e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare “rabbì”dalla gente. 
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. 
E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. 
E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. 
Il più grande tra voi sia vostro servo; 
chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.»