Commento al Vangelo di domenica 22 aprile

Commento al Vangelo di domenica 22 aprile, IV Domenica di Pasquacon il commento audio di Don Fabio Rosini:

Atti degli Apostoli 4,8-12. 

In quei giorni, Pietro, pieno di Spirito Santo, disse: “Capi del popolo e anziani, 
visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, 
la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. 
Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d’angolo. 
In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”. 

Salmi 118(117),1.8-9.21-23.26.28cd.29. 

Celebrate il Signore, perché è buono; 
perché eterna è la sua misericordia. 
È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo. 
È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti. 

Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito, 
perché sei stato la mia salvezza. 
La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo; 
ecco l’opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi. 

Benedetto colui che viene nel nome del Signore. 
Vi benediciamo dalla casa del Signore; 
Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, 
sei il mio Dio e ti esalto. 
Celebrate il Signore, perché è buono: 
perché eterna è la sua misericordia. 

Prima lettera di san Giovanni apostolo 3,1-2. 

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. 
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. 

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 10,11-18. 

In quel tempo, disse Gesù: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. 
Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 
egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. 
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 
come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 
E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. 
Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 
Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».